Coco Chanel

La moda è nel cielo, nella strada, ha a che fare con le idee, il modo in cui viviamo.

La moda, spiega il critico d’arte Gillo Dorfles, non riguarda solo l’abito ma è un fattore sociologico ed estetico esteso a molti ambiti della cultura. La creatività di Coco Chanel ne è la testimonianza più autentica: fu la prima stilista del ‘900 a rivalutare la libertà delle donne di abbigliarsi in modo comodo e insieme elegante, scevro da stereotipi e pregiudizi di secoli! La sua vita, narrata da molti biografi, ha i caratteri di un mito: figlia di venditori ambulanti, abbandonata dal padre, tra le mura di un orfanatrofio aveva appreso con riluttanza il mestiere sartoriale, ma fu in una modisteria di Deauville in Normandia che fiorì la sua genialità.

Gabrielle, detta Coco, giovinetta che creava cappellini e amava cantare nei cabaret, nei primi decenni del ‘900 rivoluzionò la moda ideando uno stile originale, sobrio e raffinato, destinato a durare nel tempo. L’uso del bianco e nero dei suoi abiti è un ricordo d’infanzia dell’abito monacale, così come la scelta dell’essenzialità è un retaggio dell’austera bellezza dell’Abbazia romanica in cui trascorse 7 anni. Curiosa, determinata, combattiva, con un carattere pieno di asperità, amica di artisti come Picasso e Diaghilev, Coco ribaltò i canoni dell’abbigliamento proponendo una fluidità di forme che paragonata alle creazioni dei coevi stilisti liberava la donna da qualsiasi costrizione del corpo per esaltare una femminilità discreta, mai volgare. Pratica, lontana dai barocchismi e dagli orientalisti in voga, la donna Chanel, vestita con abiti di jersey privi di corsetti e che scoprono le caviglie, con pantaloni a sigaretta fino ad allora usati solo per cavalcare, con cappelli a cloche sui tagli alla maschietta, esprime una libertà conquistata faticosamente in campo sociale ed economico, se si pensa che soltanto nel 1928 l’Inghilterra concederà alle donne il diritto di voto! Nelle sue mises, confrontate con gli estrosi abiti della rivale Elsa Schiapparelli, vige l’essenzialità della linea, resa celebre dai tubini neri, la petite robe noire tuttora attualissima, ma sono anche famose alcune civetterie negli accessori come le catene d’oro mescolate con la bigiotteria, le file di perle o le cinture ad anelli degli iconici tailleur in tweed anni ‘50 e ’60. Diffuso tra classi agiate e aristocrazia, ma amato dalla borghesia europea, il suo stile divenne presto inconfondibile e benché nato da presupposti rivoluzionari per i tempi, è ritenuto un abbigliamento “classico”, ovvero caratterizzato da elementi inalterabili. L’abbigliamento non è altro che un riflesso del cuore soleva dire Coco e pur consapevole che il vestito sia un’opera effimera, visse il mestiere con uno slancio sincero che le ha permesso di superare la caducità propria del sistema moda, basato sulla differenziazione e sul cambiamento. La moda passa, lo stile resta è una delle sue affermazioni più pregnanti: aveva ragione su tutto!

 

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