Tra la mia famiglia e Alberto Sordi c’è stata una lunga conoscenza. Ho voluto molto bene ad Alberto Sordi. Era un fenomeno. È stato un grande amico e lui era una bellissima persona. Un solitario. E poi quello che si dice sulla sua presunta avarizia non è vero. Alberto era avaro con se stesso per poter aiutare di più e meglio gli altri, in altre forme. Lavorava 365 giorni l’anno perché faceva due, a volte tre film all’anno e l’ha fatto per 60 anni… Era assolutamente gioviale, bonario. I suoi scherzi telefonici erano esilaranti. Un vero concentrato delle qualità italiane e dei difetti. Una volta Alberto venne a cena da noi. Mia madre gli aveva detto: Alberto, lo sai che alla scuola dove insegno, a Trastevere, hanno ritrovato la tua pagella? Vieni a trovarci che ti festeggiamo. E lui ci andò. Fece felice tutta Trastevere e mia madre, per la quale aveva una vera e propria passione. Ci ha lasciato quando io avevo 20 anni e mio fratello Carlo 23.
Essere nati e vissuti a Roma significa avere uno sfondo sfavillante, intrigante, che crea curiosità. Roma è passato, presente e futuro: l’emblema di quello che in questo momento è la vita dell’umanità sulla terra; io lo immagino un po’ da un punto di vista privilegiato che quello, appunto, della nostra Città. Quando esco da casa mia, la prima cosa che vorrei fare è andare all’Oratorio dei Filippini, in piazza della Chiesa Nuova: quell’ampio spazio con la Chiesa di Santa Maria in Vallicella, alla quale è stata affiancata quella meraviglia architettonica ideata dal Borromini, mi dà grande gioia. Vedere questa geniale struttura accanto ad una costruzione classica come, appunto, la facciata della Chiesa Nuova per me è meraviglioso. Sotto i sampietrini di questa città, inoltre, c’è la lampada di Aladino che puoi strofinare e tirarci fuori immagini che si tramutano in oggetti e forme viventi. La città è piena di creatività che blocca però quelli che vogliono essere creativi e non sanno adattarsi alla potenza creatrice e creativa di Roma. Roma la devi scoprire senza disturbarla. La devi accettare per quello che è, per come è e non puoi violentare come viene oltraggiata continuamente ai nostri giorni. Nel 1994 studiai una formula attraverso la quale raccontare i monumenti e le opere artistiche delle chiese con un linguaggio simile a quello di una fiction; c’erano attori che, recitando su un copione, descrivevano i monumenti e le bellezze presenti all’interno della chiesa di Santa Maria in Trastevere. È stato il mio primo cortometraggio. Nel quinto centenario della nascita di Giorgio Vasari ho scritto un soggetto che poi è diventato il mio docu-film sull’artista italiano. Qualche anno prima mi eri occupato di Futurismo. Feci un documentario che era più che altro un omaggio a mio padre. Sono un uomo curioso, delle forme e dei colori. E poi mi piace la storia. Il cinema è immagine in movimento: si ricreano tempi e spazi. La fotografia fissa un’immagine, è un ladro che ruba qualcosa. Devi “rubare” con destrezza e c’è solo un momento in cui l’obiettivo può farlo.
La Roma di Sordi
Un concentrato di qualità e difetti italiani: Alberto Sordi. Quando venne a casa Verdone.