I percorsi di Roman Walks si spostano dalle sponde del Tevere e, dopo la recente edizione speciale su Fregene, approdano in uno dei luoghi più belli del mondo, dove, con le parole di Peggy Guggenheim “i riflessi sono come dipinti”: Venezia.
Nella prima, originale, visita di Venezia che proponiamo ai lettori, abbiamo seguito il nostro fil rouge delle arti visive, iniziando il percorso dal museo Guggenheim, sul Canal Grande, proseguendo la navigazione verso la Biennale d’arte e approdando al Lido, verso la Mostra del cinema, sulle orme del Conte Giuseppe Volpi di Misurata. Il Conte, veneziano, vissuto all’inizio del Novecento, è uno dei personaggi che in questa città ha lasciato molte tracce: dalla Coppa Volpi del festival a lui dedicata, all’hotel Excelsior proprietà della CIGA del quale era consigliere, fino alla fondazione del Circolo del Golf al Lido. Tutte queste storie sono narrate nelle pagine di questa edizione speciale, assieme alla descrizione di Venezia che ha fatto prima Thomas Mann con il suo romanzo, e poi Luchino Visconti con l’omonimo film, ambientando “Morte a Venezia” all’Hotel Des Baines. Oppure alla poetica descrizione della città data da Peggy Guggenheim che all’inizio del Novecento ha lasciato a Venezia, con il suo museo, uno dei più affascinanti luoghi dell’arte in Italia. Alla ricerca delle dimore storiche veneziane, abbiamo incontrato un altro artista che ha influenzato la nostra Passeggiata: Giorgione, l’enigmatico pittore del rinascimento veneziano al cui nome, e alla cui storia, si è ispirato uno dei più affascinanti alberghi della laguna. La conoscenza con l’architetta spagnola Patricia Urquiola, designer di successo del nostro tempo, è invece frutto dello studio che il nostro partner VOI Hotels ci aveva commissionato lo scorso anno su un edificio veneziano del 1272, nato come rifugio per dare accoglienza ai pellegrini diretti al Santo Sepolcro in Terra Santa, e ora diventato, dopo un approfondito lavoro di restauro, un aristocratico hotel del circuito VRetreats: il Ca’ di Dio, sull’omonima riva del Canal Grande. Resta da citare ancora un personaggio il cui solco, nel nostro percorso veneziano, è stato decisamente profondo: Floriano Francesconi. Non era un artista Francesconi, ma un astuto commerciante. A lui si ispirò Carlo Goldoni nella commedia “La bottega del caffè” perché Francesconi, a Carnevale del 1720, aveva aperto un eccentrico locale a piazza San Marco dove si poteva “bere un’acqua negra, bollente, che si cava d’una semente e che chiaman kahvé, la quale ha la virtù di far stare l’uomo svegliato”. Il locale, dopo tre secoli di attività commerciale, esiste ancora. È un luogo unico al mondo: il Caffè Florian. Lo racconta, ai lettori della nostra rivista, il direttore artistico Stefano Stipitivich. Uno dei mille volti di Roman Walks.
Gabriel Rifilato
(caartstudio.roma@gmail.com)