Coraggio e audacia

Coraggio e audacia. Dietro ogni grande idea c’è coraggio. Dietro ogni grande rischio c’è audacia. (Steven Spielberg)

Qualche notte fa ho sognato di camminare in un bosco e, sotto una quercia gigante, ho trovato un libro intitolato “Il Libro dei Libri”. Ero un po’ frastornato e ho giusto pensato che non era facile trovare un libro che mi potesse interessare. Un libro che sapesse catturare l’attenzione e farti compagnia, portandoti a leggerlo fino alla fine. Incuriosito, ne ho sfogliato alcune pagine cercando di comprenderne i contenuti.
Provai però, subito, una certa seduzione leggendo di una “gabbia che racchiudeva i sogni”, citata nella favola di una scrittrice, e decisi di sfogliare altre pagine del libro, delle quali ricordo ancora alcune parole. Un artista spiegava come “la natura morta, in fotografia, è un mezzo per strappare un segreto alle cose e che l’opera d’arte dovrebbe avere la funzione di migliorare il mondo”. Cominciavo quindi a sentirmi a mio agio, e ad avere l’impressione di essere nel posto giusto. Continuo a sfogliare il libro e trovo, nelle pagine successive, il testo di un grande innovatore americano che “ammoniva contro il rumore delle opinioni altrui”, aprendo un simposio con altri autori che rispondevano, a loro volta, sulle “potenzialità umane che spesso rimangono inespresse”, sulla “ricerca di un dogma compatibile con le infinite possibilità di noi esseri umani” sul “costume immacolato delle ragazze Mong”. Al di sotto di alcune illustrazioni, altri artisti scrivevano sui “mille ruoli di una donna che permettono ancora di sognare”, su “Pinocchio che dà spazio alla sua voce interiore e sul vedere la realtà senza che la percezione sia filtrata dalle aspettative. I sogni”, mi imbatto a leggere in una delle pagine finali, ci aiutano e ci trasmettono la purezza di una figurazione” e poi resto attratto da alcune belle citazioni del “Buddha” e del “Dalai Lama”. Riconosco un’immagine di Roma sotto la quale c’è scritto “piazza Navona è un po’ il teatro del mondo!” e che ci sono “tesori racchiusi in un fazzoletto di terra nella città”. In altre pagine leggo con interesse della “sbalorditiva attualità di Leonardo”, dell’ “architetto americano Richard Meier”, della “Mano di Costanza De Cupis” e la descrizione di una “luce che illumina la stanza in cui una donna sussurra dolci parole” scritta da un regista cinematografico italiano. Un’artista americana, all’inizio di un capitolo, invita a “mettere su carta ciò che gli occhi vedono”. Un artista francese le fa eco dicendo che ammira “coloro per i quali un’opera è un mistero”. Poco oltre, un filosofo italiano racconta di “una donna che aveva vissuto come donna, pur non essendo né donna né uomo”, e poi le confessioni di due grandi donne italiane: “ho creato un piccolo impero, fatto d’amore, sacrifici, passione e lavoro”, dice la prima, mentre l’altra: “sarebbe meglio insegnare alle bambine ad essere coraggiose invece che perfette”. Un’artista italiana è l’autrice delle ultime parole che ricordo: “il fotografo, come il poeta, vede dentro la vita delle cose”. A quel punto ho chiuso il libro. Ho provato una sensazione di sorpresa per quel raro concentrato di menti, anime, cuori che battevano per raccontare le loro storie. Accomunati dalle pagine di un libro, dalle strade che percorrono (le strade dove si incontrano), e dalle loro immagini (le immagini che creano). Sul retro della copertina del libro c’era un ringraziamento al lettore: “Roman Walks. Con il coraggio e l’audacia necessari a correre un rischio”.

Gabriel Rifilato
(caartstudio.roma@gmail.com)

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